“Non siamo mai veramente soli”. Non si tratta del titolo di un articolo fatalista che vuole provare la presenza degli alieni in questo universo o l’esistenza di fantasmi nelle nostre case.
No. Stavolta parliamo di un qualcosa di molto più vicino a noi, così vicino da viverci in simbiosi senza neanche saperlo: il Microbiota.
Di cosa parliamo?
Ciascuno di noi ospita una fiorente popolazione di microorganismi, che comprende prevalentemente batteri, oltre a lieviti, parassiti e virus, organizzati in comunità e situate ovunque nel nostro corpo: sulla pelle, nella bocca e la maggior parte nell’intestino. Il microbiota umano è proprio questo: l’insieme dei microbi che si trovano nel nostro corpo e dei loro geni. Oggi possiamo addirittura riferirci all’essere umano come un “super-organismo” (che non ha niente a che vedere con i supereroi della Marvel), la cui peculiarità è l’essere composto da cellule umane, così come le conosciamo, e non. Sorprendentemente infatti, le cellule batteriche sono circa 10 volte di più delle nostre: 100 trilioni contro i nostri 10 trilioni, senza parlare dei geni batterici che rappresentano oltre il 99% del totale! Siamo quindi sicuri di poter ancora parlare di essere umano e non di un semplice alloggio che ospita questa vastità di microrganismi?
Cosa influenza la diversità batterica?
La diversità delle specie batteriche che sono presenti nel nostro corpo si modifica a seconda delle abitudini, della dieta che seguiamo e del modo in cui vengono trattati gli alimenti. Diversa sarà infatti la flora batterica che si riscontrerà nell’intestino di chi segue una dieta vegetariana, o di chi si nutre di carne, chi mangia cibi industriali, chi lava frutta e verdura con disinfettanti, chi mangia più cibi crudi o cibi cotti, chi beve alcool o è astemio e così via all’infinito, grazie alle disparate alternative che la nostra dieta e stile di vita ci propongono.
Numerosi studi hanno però dimostrato che il microbiota “più sano” in assoluto appartiene a quegli individui che nascono per vie naturali (senza parto cesareo), fanno attività fisica abitualmente, si lavano poco frequentemente (e no, non è un invito a ridurre le docce giornaliere), che mantengono un maggiore rapporto con la terra, gli animali e gli alimenti di origine naturale e che non fanno uso frequente di antibiotici. Viceversa il microbiota maggiormente alterato (con minore diversità di specie) appartiene a coloro che vivono molto al chiuso, si muovono poco, non hanno contatti con animali, si cibano prevalentemente di alimenti di origine industriale, assumono raramente cibi a crudo, bevono alcool e utilizzano frequentemente antibiotici.
Ma a cosa servono i nostri piccoli inquilini?
Il microbiota è in grado di svolgere una serie di funzioni essenziali per noi grati ospiti: funzioni di tipo metabolico, come la sintesi di sostanze utili all’organismo, di tipo enzimatico, di protezione e stimolo verso il sistema immunitario e di eliminazione di sostanze tossiche. Tra le altre funzioni, i batteri “buoni”, normalmente presenti nel nostro intestino, si comportano come delle sentinelle, difendendoci dai batteri patogeni provenienti dall’esterno. Per farlo, sfruttanogeneralmente la loro capacità di competere per lo spazio di crescita e per l’approvvigionamento delle sostanze nutritive. A questa difesa indiretta si associa in alcuni casi anche un attacco più aggressivo tramite la produzione di sostanze dette antimicrobiche che danneggiano e, nella migliore delle ipotesi, uccidono il patogeno esterno.
Pertanto, il ruolo che svolge un microbiota in buon equilibrio, definito “in eubiosi”, è fondamentale per la salute generale dell’organismo.
Eubiosi o Disbiosi: questo è il dilemma.
Il mantenimento dell’equilibrio della composizione microbica è un compito che il nostro organismo assume per tutta la vita, soprattutto nella fase di vita adulta. Durante i primi due anni di età infatti, questo equilibrio è ancora molto instabile, mentre viene addirittura a mancare negli anziani, nei quali assistiamo a variazioni significative del microbiota. Eppure anche negli adulti il microbiota subisce delle piccole variazioni giornaliere, condizionate soprattutto dall’alimentazione. Esistono però delle condizioni in cui si può parlare di vera e propria “disbiosi”, un’alterazione compromettente della flora batterica, di tipo acuto o cronico. Quando si instaura uno stato di disbiosi cronica, lentamente si instaurano anche importanti alterazioni funzionali che coinvolgono soprattutto la barriera intestinale, determinando il passaggio di sostanze tossiche, di allergeni, di microbi nel torrente circolatorio e quindi dall’intestino a tutto l’organismo. Ecco perché è necessario mantenere l’eubiosi del microbiota intestinale.
Tutta questa importanza per degli esserini della grandezza di qualche micrometro?
La risposta è SI. Attualmente sono note diverse patologie in cui l’alterazione del microbiota gioca un ruolo fondamentale, poichè tali modificazioni possono consentire a fattori esterni o addirittura a fattori patogeni del microbiota di prendere piede nell'intestino. È stato riportato che la disbiosi è associata a malattie come la malattia parodontale, malattia infiammatoria dell'intestino, sindrome da stanchezza cronica, obesità, cancro, vaginosi batterica e colite.
Per questo, oggi i ricercatori stanno studiando il ruolo del microbiota nelle malattie e come intervenire a scopo preventivo o curativo. Le conoscenze sono però ancora limitate, anche se alcuni studi hanno già messo in luce gli effetti positivi o negativi di determinati microrganismi.
Studi sull’uso dei prebiotici (sostanze che promuovono la crescita dei batteri «buoni», come per esempio l’inulina) hanno mostrato che la risposta è assolutamente personale e dipende dalla composizione iniziale del microbiota intestinale. Inoltre, plasmare il microbiota solo modificando l’alimentazione appare oggi ancora molto complicato.
Quello che verrebbe da pensare come opzione più logica è di arricchire il microbiota intestinale di batteri “buoni” a scapito dei batteri “cattivi”, per promuovere un buono stato di salute. Tuttavia, sappiamo che non può esistere un microbiota ideale uguale per tutti: i geni e le caratteristiche individuali hanno un ruolo decisivo, determinando quella che ad oggi possiamo considerare una vera e propria carta d’identità intestinale, responsabile del nostro benessere.
Se sei interessato all’argomento e a capire come prenderti cura dei tuoi piccoli amici, dai un’occhiata a questo video: https://www.abc.net.au/catalyst/gut-reaction-pt-1/11015014
Alessia Campagnano