È difficile immaginare un mondo senza la Coca-Cola da tempo la bibita gassata per eccellenza, conosciuta e venduta in ogni parte del globo.
Molti non sanno, però, che l’inventore di questa bevanda non era affatto uno scaltro uomo d'affari, né un venditore di dolciumi o un sognatore alla ricerca di buoni profitti nel settore delle bevande: in realtà l’obiettivo del farmacista John Stith Pemberton era solo riuscire a curare in modo efficiente l’emicrania.
Pemberton nasce in Georgia, a Knoxville, nel 1832, ma trascorre la prima parte della sua vita a Rome. Si laurea in Medicina a soli 19 anni, nel 1850, e inizia a lavorare a Rome per poi trasferirsi a Columbus, dove nel 1855 fonda un’azienda farmaceutica: il suo laboratorio diventa la prima struttura statale a condurre test sui prodotti chimici del suolo.
Poco prima della guerra di secessione americana si laurea in Farmacia. È proprio la guerra il punto cardine della storia della Coca-Cola. Infatti, Pemberton prende parte ai combattimenti, schierandosi con il Sud e ottenendo il grado di tenente colonnello: nel 1865 si ferisce gravemente in battaglia e diventa presto dipendente dalla morfina, utilizzata anche all’epoca per alleviare il dolore.
Alla fine della guerra si trasferisce ad Atlanta e apre un laboratorio, chiamato “Pemberton Chemical & Co.”. In quegli anni, a partire dal 1866, al fine di cercare una cura alla sua dipendenza, inizia a sperimentare diverse sostanze naturali come antidolorifici da utilizzare in alternativa alla morfina. Inizia quindi a produrre e vendere una bevanda a base di vino e di estratti di Erythroxylum coca, pianta comunemente nota come coca, prescritta per disturbi nervosi e mal di testa che chiama “Pemberton’s French Wine Coca”, molto simile al Vin Mariani, una popolare bevanda francese sviluppata a Parigi nel 1863. Nel 1885, però, viene proibita la vendita di alcolici ad Atlanta e quindi Pemberton è costretto a cambiare la formula del suo rimedio: l’ultima versione, sviluppata un anno dopo, viene ottenuta mescolando estratti di cocaina, noce di cola, un frutto ad alto contenuto di caffeina, e lo zucchero, dolcificante utilizzato al posto del vino. Il prodotto finale ottenuto viene venduto a 5 centesimi a bicchiere come “tonico per il cervello”. Pemberton decide quindi di portare la miscela alla vicina “Jacob’s Pharmacy” e, per errore, mentre ne versa un bicchiere, la miscela viene mischiata con della soda, ottenendo un risultato considerato addirittura migliore del precedente. Il celebre nome Coca-Cola viene ideato dal contabile di Pemberton, Frank Robinson, il quale ha anche il merito di aver sviluppato lo stile tipico del marchio, che rappresenta ancora oggi il logo dell’azienda nel mondo.
L’interesse mostrato verso questa novità all’inizio fu molto basso, tanto da portare lo stesso inventore, che non vedeva nessun tipo di potenziale nella formula, a concentrarsi su altri progetti; nel 1888, sull’orlo della bancarotta, decide di vendere i suoi diritti sulla Coca-Cola per la modica somma di 1750 dollari. Nello stesso anno Pemberton muore a causa di un tumore allo stomaco, in uno stato di estrema povertà e di dipendenza dalla morfina; di fatto non verrà mai a conoscenza dell’impatto che il suo rimedio per l’emicrania ha avuto nell’industria delle bevande. Suo figlio, Charley Pemberton, cerca per diverso tempo di arrivare alla popolarità vendendo la formula del padre, ma muore dopo soli sei anni a causa di una dipendenza da oppio.
È Asa Griggs Candler, un altro farmacista anche lui originario di Atlanta, ad ottenere il vero e proprio successo: attraverso la lenta acquisizione delle azioni della Coca-Cola, ottiene la proprietà dell'intera azienda nel 1891, assumendo inoltre l’ex contabile di Pemberton, Robinson, per dirigere la pubblicità. Si inizia così a vendere la Coca-Cola nella famosa bottiglia di vetro. Alla fine del secolo, la Coca-Cola diventa così la bevanda analcolica più venduta tra Stati Uniti e Canada.
Durante i primi anni dell'azienda, la formula della Coca-Cola è stata modificata più volte. Fino al 1905 conteneva estratti di cocaina e noce di cola, come nella formula originaria di Pemberton. Candler ha poi rimosso la cocaina e aggiunto acido citrico, con una varietà di aromi di frutta.
Oggi miliardi di persone bevono Coca-Cola ogni giorno in quasi tutte le nazioni del mondo, ne esistono più di 800 varianti, ma la sua ricetta di base è per tutti i consumatori un mistero, un segreto che solo in pochi conoscono.
A partire dal 2017, la Coca-Cola Company è una società Fortune 500, quotata in borsa con oltre 41,3 miliardi di dollari di entrate annuali. L'azienda ha una forza lavoro di 146200 dipendenti ed i suoi prodotti vengono consumati a un ritmo di oltre un miliardo di bevande al giorno, rendendola la bevanda analcolica più famosa a livello globale.
Gli effetti sulla salute
Dal punto di vista della composizione chimica, nel suo gusto classico, la Coca-Cola è indubbiamente ricca di zuccheri (monosaccaridi o disaccaridi) ed è in realtà priva di qualunque altro tipo di nutriente, poiché vi è sì al suo interno traccia di altre molecole, ma queste sono presenti in concentrazioni insufficienti affinché possano avere un valore significativo. A questo riguardo, è importante sottolineare che ci sono 37 grammi di zucchero aggiunto in ogni lattina di Coca-Cola, che equivalgono a quasi 10 cucchiaini da tè. Per dare un metro di paragone, per uno stato di salute ottimale, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) consiglia di consumare non più di 6 cucchiaini di zucchero al giorno; ciò significa che bevendo solo una lattina al giorno, una persona supera tale quantità.
Queste sue caratteristiche la escludono di fatto nella dieta di persone in sovrappeso, con diabete o ipertrigliceridemia. A questo scopo sono state ideate delle versioni senza zucchero, come la Coca-Cola Light e la Coca-Cola Zero, che possono essere consumate anche da queste categorie di pazienti, sebbene sempre con moderazione.
Inoltre, sia la Coca-Cola classica che quella senza caffeina sono sconsigliate nell’alimentazione dei bambini, la prima a causa della significativa presenza di stimolanti al suo interno, mentre la seconda per via delle notevoli quantità di glucidi solubili in essa contenuti, i quali provocano abuso in queste fasce di età. Questa bevanda è inoltre sconsigliata in particolare a chi ha problemi di dentatura debole e alterazioni dello smalto poiché, al pari di altre bibite gassate, il suo consumo sembrerebbe determinare l’erosione e il conseguente aumento di rischio di carie dentali.
Sebbene comunemente si ritenga che questa bibita possa facilitare la digestione, molto spesso avviene il contrario poiché la Coca-Cola ha un pH molto acido. La presenza di anidride carbonica, inoltre, causa un aumento della pressione intra-addominale che porta a delle eruttazioni che, sebbene creino un senso di svuotamento dello stomaco e di liberazione, causano innanzitutto la distensione delle pareti gastriche, fenomeno che stimola ulteriormente il rilascio di succhi gastrici, i quali sono molto acidi. Questo processo fa aumentare a lungo andare anche la capacità gastrica che porta alla richiesta di più cibo per arrivare ad un senso di sazietà. Infatti, la Coca-Cola contribuisce in modo significativo all'aumento di peso: ci sono diversi studi scientifici che riportano una chiara associazione tra il consumo di bevande analcoliche zuccherate e questo parametro. Uno dei motivi è che il fruttosio contenuto nella Coca-Cola fa produrre quantità minori di ormoni quali insulina e leptina che contribuiscono al senso di pienezza e sazietà.
È fondamentale ricordare inoltre che il consumo eccessivo della Coca-Cola, a causa della caffeina, in tutti gli individui può portare a sintomi di natura nervosa quali tachicardia, diarrea, iperstimolazione e alterazioni del ritmo circadiano, e può inoltre compromettere l’assorbimento a livello intestinale di alcune vitamine e minerali di estrema importanza come il calcio, il magnesio, l’acido ascorbico (comunemente noto come vitamina C), la riboflavina (o vitamina B2) e il retinolo (o vitamina A, necessaria alla vista).
La Coca-Cola, nata come prodotto farmaceutico, e diventata per pura casualità e fortuna la bibita più famoso al mondo, ma secondo le conoscenze attuali è tutto meno che salutare; ciononostante rimane molto apprezzata, e da quasi un secolo è presente sulle tavole apparecchiate della maggior parte dei paesi, al di là di ogni confine e differenza culturale.
Nicole Pavoncello