Uno dei temi più discussi in questi ultimi mesi riguarda la situazione che le donne in gravidanza sono portate a gestire ai tempi del COVID-19. È di pochi giorni fa la notizia che la moglie del paziente 1, di Codogno, ha dato alla luce la sua bambina. La piccola Giulia sta bene nonostante la madre fosse risultata COVID-positiva. Ad oggi, rimangono comunque diversi interrogativi, riguardo questo tema, che cercheremo di analizzare insieme nel seguente articolo.
1. Le donne in gravidanza hanno un rischio maggiore di sviluppare il COVID-19?
Sono ancora in corso ricerche per determinare gli impatti del virus su donne incinte. In generale, queste non sembrano avere maggiori probabilità di contrarre il virus rispetto ad altri adulti sani. Inoltre, ad oggi, non ci sono prove che dimostrino che le donne in stato interessante, contagiate, siano più a rischio di gravi complicazioni rispetto a qualsiasi altra persona non incinta. Sintomi più gravi ,come la polmonite, risultano essere più comuni nelle persone anziane ed in quelle con sistema immunitario indebolito.
2. Come ridurre il rischio di contrarre il virus in gravidanza?
Le donne in gravidanza dovrebbero seguire le stesse norme precauzionali per evitare l’infezione da COVID-19 delle altre persone:
Lavare le mani frequentemente
Rispettare il distanziamento sociale
Evitare di toccarsi bocca, naso e occhi
Mantenere norme igieniche adeguate (in caso di tosse o starnuto utilizzare un fazzoletto monouso o in alternativa la piega del proprio gomito)
3. Le donne in gravidanza affette da COVID-19 possono trasmettere il virus al feto?
Le ricerche riguardo la trasmissione verticale dell’infezione (trasmissione da madre a bambino prima della nascita o intrapartum) sono ancora poco rappresentative, poiché basate su un numero esiguo di casi.
Uno studio condotto dal Dott.Chen a Wuhan, in Cina su un totale di 9 donne incinte ed infette al terzo trimestre, ha riportato i seguenti risultati: sette di loro avevano febbre ed altri sintomi come tosse, mialgia e mal di gola. Sofferenza fetale è stata riscontrata solo in due casi. I sintomi riportati sono simili a quelli nei pazienti non in gravidanza affetti da COVID-19. Inoltre, il liquido amniotico, il cordone ombelicale, la gola del neonato ed il latte materno sono stati sottoposti a test per SARS-CoV-2, riportando risultati negativi, confermando la non trasmissibilità per via verticale.
Ad oggi, la trasmissione intrauterina madre-figlio continua a non essere documentata su campioni biologici.
4.Una donna in gravidanza con sospetto o confermata infezione da COVID-19 deve necessariamente partorire con taglio cesareo?
Al momento non ci sono prove per ritenere che il parto cesareo sia da prediligere a quello naturale. Devono essere valutate le condizioni della paziente prima di fare la scelta. Tuttavia, se la situazione respiratoria della donna necessita di un parto urgente, potrebbe essere raccomandato un taglio cesareo.
Non è consigliato il parto in acqua, poiché vi sono evidenze della trasmissione del virus per via fecale. Questo porterebbe ad un rischio di contaminazione dell’acqua, causando il passaggio dell’infezione al neonato. Inoltre, potrebbe essere più difficile per il personale sanitario utilizzare adeguati dispositivi di protezione durante il parto.
5.Le donne affette da COVID-19 possono allattare al seno?
La risposta è sì. Le ricerche condotte fino ad ora, provano l’assenza di trasmissibilità del virus attraverso il latte materno. Ulteriore conferma è fornita da una ricerca, citata anche dall’Istituto Superiore di Sanità, intrapresa dallo studioso Li insieme ai suoi colleghi presso la Zhejiang University, Hangzhou, in cui è stata testata l’assenza del virus sia nel colostro, che nel latte al 5°-7° giorno successivo al parto.
La madre positiva che manifesta sintomi lievi dovrà prendere precauzioni per ridurre al minimo il rischio di contagiare il figlio: lavarsi bene le mani e indossare una mascherina chirurgica durante l’allattamento. Le stesse precauzioni devono essere prese nel caso sia necessario il prelievo meccanico del latte.
In caso di madre positiva che invece presenta un quadro sintomatico più grave come ad esempio febbre, mal di gola e/o tosse l’allattamento dovrà essere gestito in modo separato, usando ad esempio un tiralatte, così da non esporre a rischi inutili il neonato.
Infine, da ricordare che la compatibilità dell’allattamento materno con l’utilizzo di farmaci, per la cura del COVID-19, va valutata caso per caso.
Ad oggi, non vi è conferma riguardo la trasmissibilità del virus per via verticale da madre a feto; è comunque importante che le donne in dolce attesa assumano tutte le precauzioni necessarie per non esporsi al contagio, continuando a vivere la gravidanza con serenità.
Giorgia Sasson
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