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Malaria: una piaga tutt’altro che sconfitta

Un po' di numeri...

Esiste ancora la malaria? Certamente, la malaria è tutt’oggi la parassitosi più diffusa al mondo. Secondo il recente report sulla malaria dell'OMS, solo nel 2018 sono stati stimati circa 230 milioni di casi con circa 405 mila morti in tutto il mondo!

Oggi con le nuove terapie le morti sono diminuite, ma rimangono numeri sempre molto alti. Il 90% dei casi è concentrato in Africa, ma sapevate che un tempo era molto frequente anche in Italia? Per fortuna, nel nostro paese la malaria è dichiarata eradicata dal 1970, ma continuano a morire 4-5 persone all’anno per questa infezione. Com’è possibile? Semplicemente, sono tutti casi di importazione da paesi esteri dove è presente la patologia. Dobbiamo quindi fare attenzione se facciamo viaggi in zona endemiche, e queste, oltre all’Africa, comprendono anche l’India, quasi tutto il sud-est asiatico, il Medio Oriente, l’America centrale, il Sud-America e i Caraibi.

(immagine presa dal CDC di Atlanta, https://www.cdc.gov/malaria/about/distribution.html)



Che cos’è e come si trasmette la malaria?


La malaria è causata da un parassita del genere “Plasmodium”, all’interno del quale abbiamo diverse specie, tra le quali la più frequente e purtroppo anche la più grave, in termini di morbosità e mortalità , è quella detta “Falciparum”.

E’ ormai ben conosciuto il ruolo fondamentale della zanzara (del genere Anopheles) nell’infezione, nel 99 % dei casi la modalità di trasmissione è dovuta al morso di questo insetto. Un'altra modalità di trasmissione, sebbene molto rara, è quella mediante trasfusioni o trapianti.


Ma andiamo al sodo, quali sintomi ha la malaria?

Occorre specificare che solo il 50% degli individui svilupperà la malaria sintomatica a seguito di una puntura di zanzara infetta. Il periodo di incubazione, nel caso del Falciparum, è mediamente di due settimane, ma per altre specie può arrivare anche a qualche mese. I primi sintomi che si manifesteranno comprendono malessere, stanchezza, cefalea, dolori muscolari, febbre, nausea e vomito.

Vi ricordano nulla? Sono sintomi molto simili alla normale influenza, e questo è rischioso perché sono frequenti gli errori diagnostici. Poi però compariranno altri sintomi, più gravi, come epatomegalia e/o splenomegalia (ingrandimento rispettivamente di fegato e milza), crisi di anemia emolitica e comparirà anche la classica febbre malarica, definita terzana o quartana a seconda delle specie (picchi febbrili alti ogni tre o quattro giorni rispettivamente). Nel caso del Falciparum, purtroppo, può svilupparsi nel 2% dei casi la cosiddetta malaria grave, un quadro con gravi complicanze e ad elevata mortalità.

E’ fondamentale che il medico pensi alla possibilità della malaria. Esistono quindi tecniche molto efficienti, anche molecolari, che permettono di fare diagnosi nel più breve tempo possibile. E’ inoltre importante che si riesca a fare una “diagnosi di specie”, ovvero si riesca a capire quale specie di malaria è responsabile dell’infezione, perché possono cambiare notevolmente le caratteristiche e la prognosi.


Ma la malaria si può curare? Quali sono le prospettive future?

La risposta è sì. Innanzitutto è importantissima la prevenzione: qualora dovessimo viaggiare in paesi a rischio, è bene adottare precauzioni anche banali come evitare di stare fuori dopo il tramonto, indossare abiti chiari, utilizzare zanzariere e insetticidi, ed eventualmente fare una profilassi antimalarica.

Se al rientro ci viene fatta diagnosi di malaria, è fondamentale cominciare la terapia il prima possibile. I farmaci antimalarici classici sono clorochina, proguanile, meflochina, doxiciclina e malarone. Scoperta già da qualche anno, viene utilizzata molto spesso in prima linea una molecola derivante dalla pianta dell’artemisia chiamata artesunato, che si è rivelata molto efficace.

Dal punto di vista del paziente, la cosa in assoluto più importante è dire subito se sono stati fatti viaggi nei paesi endemici, nei mesi precedenti. Potrebbe essere l’elemento dirimente che può evitare ritardi diagnostici anche gravi e che fa cominciare subito la terapia antimalarica.

Infine, sono in atto numerosi studi di ingegneria genetica al fine di eradicare la malaria nei prossimi anni, con un impatto sostenibile. Da un lato si sta cercando di rilasciare nelle zone endemiche milioni di maschi di zanzara resi sterili tramite la tecnica SIT (Sterile Insect Technique). Dall’altro si sta cercando di silenziare un particolare gene (chiamato “doublesex”) che impedirebbe la nascita delle zanzare femmina, le quali sono responsabili della trasmissione dell’infezione. La stessa tecnica la si sta sperimentando per eradicare anche altre gravi infezioni mediate da vettore, come la febbre gialla e la dengue.



Piero Fabbrini

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